sabato 1 settembre 2012

Eleanor Noth: « Voglio tornare a casa ».

« [...] Mi hai trascinata qui senza chiedermi se fossi d’accordo, perché questo era quello che diceva il tuo stupido Destino o che so io, e ora cosa pretendi? Che accetti la situazione come se niente fosse? Che non faccia domande, che non voglia sapere? » [Capitolo 10]
Buonsalve a tutti!
Ashley Benson as
Eleanor Noth.
 Vi presento un nuovo personaggio di Destiny, probabilmente il più antipatico dell'intera saga: Eleanor Noth, la protagonista.
Sì, ho detto proprio la verità: io non la trovo una protagonista simpatica. 
Ha i capelli biondi, gli occhi verdi.
Probabilmente è la persona più insicura che esista nella faccia della Terra: non riesce a credere in ciò che il Destino ha Scritto.
Vorrebbe solo tornare a casa, nella sua vita di tutti i giorni: ha paura - lo chiamerei terrore puro! - di non essere all'altezza delle aspettative di tutti gli altri.
Come può essere lei il Predestinato?
Lei, che con il mondo di Lysen non c'entra assolutamente niente... o forse sì?
Eleanor Noth che si lamenta perché
non la fanno tornare a casa.
« Chi ti dice che mi importa qualcosa di ciò che è stato Scritto? » Prendo un po’ di fiato e dico: « Tanto io non ho una Pergamena. Se il Destino cambia andrà solo a tuo sfavore ». [Capitolo 10]
Ecco: Eleanor è l'unica ragazza al mondo che non possiede una Pergamena. Forse è per questo che non riesce a credere nel Destino?
O sarà forse perché vuole poter credere che nel suo futuro accadranno cose che in realtà, secondo ciò che è stato Scritto, non potrebbero accadere?
Una cosa è certa: Eleanor si fida solo del suo migliore amico, David. Ma allo stesso tempo, lui non può aiutarla, né si rende conto di cosa le sta succedendo.
Alexander, invece, che dovrebbe insegnarle a conoscere quel mondo, non perde l'occasione per dirle parole, per deriderla, per ricordarle quanto poco coraggiosa è. Anche se, alla fine, dà per scontato che nella battaglia vincerà subito e senza problemi, perché così è stato Scritto.
Nessuno crede in lei fino in fondo, ma allo stesso tempo nessuno si preoccupa di darle quelle nozioni che potrebbero aiutarla per realizzare il suo compito di Predestinato.

Ma perché trovo che i protagonisti siano sempre così noiosi?

domenica 19 agosto 2012

Alexander Callister: « Io non ho un buon rapporto con l’amore ».

"Non so, non so nemmeno io a cosa credano le persone innamorate. A qualunque sciocchezza, a quanto pare." [Capitolo 12]

Bene, comincio questo post citando una frase del mio personaggio preferito, e quindi - finalmente - presentandovelo anche un po'.
Ian Somerhalder as
Alexander Callister.
*sbava copiosamente*
Alexander Callister è senza dubbio il Mio Personaggio.
Ha i capelli neri, gli occhi azzurri.
Ha un super antipaticissimo sarcasmo che accompagna ogni sua frase, ogni sua idea. Ha una rabbia verso il mondo che è così... tenera. (?)
Non vuole saperne d'amore, d'affetto; l'unico sentimento che conosce è l'ira per coloro che l'hanno costretto a leggere la sua Pergamena. Consapevole di tutto ciò che gli succederà nella sua vita, non può fare a meno di dare tutto un po' per scontato - e anche questo è un motivo per cui non può fare a meno di detestare il mondo.
Credo che Alexander abbia tantissimo di me. Ha tutto ciò che io cerco di nascondere, almeno, per non rischiare di diventare un'emarginata sociale. Una volta che ho creato questo personaggio, comunque, non ho potuto farne a meno - a volte lo sogno, davvero! Per me la sua vita è ciò di più importante che io abbia mai creato. Bramo di desiderio di scrivere di lui, a volte vorrei cancellare tutto e ricominciare scrivendo dal suo punto di vista, anche se so che non è possibile.
Io che muoio dalla voglia di scrivere
di Alexander.
« Io non ho un buon rapporto con l’amore. [...] Ho imparato ad annullarmi anche davanti ad esso, mi dispiace. Non posso consolarti ». [Capitolo 13]
 Niente amore per il povero Alexander?
Sinceramente, nel suo Destino c'è scritto il contrario - non vi spoilero altro, u.u - eppure sembra proprio che questo suo contrasto con i sentimenti sia instaurato dentro di lui così a fondo che è difficile poter credere che si innamorerà veramente, durante il corso della saga.
Mi piace anche per questo, per il suo rifiuto a cedersi ai battiti del suo cuore: è una cosa che ho vissuto anch'io - seppur nata in situazioni completamente differenti - e quindi scriverla per me è stata anche una sorte di liberazione personale.

Ma la cosa che trovo più interessante di Alexander è la sua determinazione a voler permettere al Destino di realizzarsi: anche quando potrebbe cambiarlo, anche quando non è del tutto positivo, lui vuole che si realizzi. Combatte perché si realizzi, anche quando mette a rischio se stesso o altre persone.
Alexander è un fautore del Destino per eccellenza. *si inchina*

Beh, ecco, volevo presentarvi Alexander da un bel pezzo. Potrei citarvi tantissime altre parti che lo vedono protagonista, ma credo che sia meglio non annoiarvi troppo. Sappiate che è un personaggio veramente interessante, per come la vedo io - okay, sono di parte, essendone la creatrice... ma vi giuro che non è così scontato come ragazzo.
Inizierò pian piano a presentarvi anche gli altri personaggi, con due citazioni e due parole per ciascuno, giusto perché Destiny è la mia vita e mi piace fangirlarci in modo assurdo.

E poi, non credete anche voi, come il sopracitato fantomatico personaggio, che le persone innamorate credano davvero a qualunque sciocchezza?

lunedì 30 luglio 2012

Di libri, di personaggi e di ammmori. (1/2)

Salve a tutti!
Oggi pubblico questo post parlando di libri, della mia immensa (magari lo fosse!) libreria. Sì, sia quella dei miei sogni che quella della realtà. Purtroppo non combaciano molto in questo momento, però.


Libreria della realtà.


La libreria della realtà vede in prima posizione i sette libri di Harry Potter, celeberrima saga della meravigliosa J. K. Rowling (altresì da me chiamata Zia Row, la Regina, l'Unica, Lei, e una serie di altri soprannomi che le conferisco per riconoscere la sua indiscussa Autorità).
Sono senza dubbio i primi in tutti i sensi: sia nell'ordine dello scaffale che in quello del mio cuore. Ho un legame affettivo con la saga di Harry Potter che non riuscirò mai a spiegare completamente a parole. Possiamo dire che mi ha salvato mentre stavo affogando e mi ha regalato il mio primo (e unico) amore letterario: quel gran pezzo di Fred Weasley.
"Perché la mamma scrive i nostri nomi sui maglioni? Lo sappiamo benissimo che ci chiamiamo Gred e Forge."
Puro amore. E non chiedetemi perché Fred e non George: semplicemente le battute di Fred mi sono sempre piaciute di più, dico davvero. Nel gennaio del 2002 mi sono sposata con lui e lo sono tuttora. Sì, quando si tratta di lui sono una fangirl della peggior specie. Ci tengo pertanto a sottolineare il mio diritto di proprietà e di Prima Moglie.

Io all'azione per proteggere il mio amato.
Fred mi ha regalato i migliori sorrisi di sempre. Senza dubbio gli sarò eternamente grata ed eternamente innamorata. 
Quando stavo male, quando ero abbattuta, c'era lui che mi confortava. Con i suoi bellissimi capelli rossi, con il suo divertentissimo savoir-faire.  
E' il mio personaggio preferito in assoluto, il migliore di tutti. C'è sempre stato, anche dopo la sua morte. 

Il personaggio in cui mi rispecchio di più, invece è senza dubbio Luna Lovegood. Primo perché è strana, secondo perché crede fermamente nei suoi ideali nonostante tutti la prendano in giro, dandole il soprannome di "Lunatica".
Luna e un Thestral:
una coppia perfetta.

Posso dire che sin dall'inizio ho sempre visto Luna come un personaggio meraviglioso, che degnasse di essere conosciuto e approfondito meglio. Infatti la maggior parte delle fanfiction che ho scritto e pubblicato sono dedicate a lei e al suo essere unicamente diversa.
Non per niente, persino il mio OTP la vede protagonista. Infatti l'One True Pairing per eccellenza, a mio modestissimo parere, è Luna/Ron. Ho sempre pensato che sarebbero stati perfetti insieme, lui nel suo essere buffo, ma sensibile, lei nel suo essere sensibile, ma tocca. 
Avrebbero potuto restare insieme per sempre e imparare molto l'uno dall'altra, se avessero voluto, ne sono certa.
Purtroppo, la Somma non la pensava allo stesso modo e li ha accoppiati con altre persone, ma per me loro due resteranno comunque sempre l'ammmmmore.

Altri personaggi che mi piacciono sono senza dubbio Severus Piton - in cui mi riconosco amaramente - e Regulus Black. Ce ne sono altri duemila - quasi tutti! - per cui ho un amore sconsiderato - sì, anche Gazza, che ci crediate o meno, è tra i miei preferiti - ma non posso stare qui ad elencarveli tutti, sennò dovrei fare un post solo per Harry Potter, il che non è nei miei piani.

Dopo quei meravigliosi sette libri, c'è una copia originale di Harry Potter and the Deathly Hallows (la mia prima lettura in inglese!) e poi altre tre opere indiscusse della Regina: Il Quidditch attraverso i secoli, Gli animali fantastici: dove trovarli e Le fiabe di Beda il Bardo
Poi possiedo una Potterpedia, il Lexicon, e la Guida completa alla saga di Harry Potter. Come dire: sì, sono ossessionata, ma non prendete paura. 

Pace e amore! 

Tralasciando il mio ben amato Harry Potter, proseguendo troviamo La trilogia delle gemme di Kerstin Gier: Red, Blue e Green.

Per quanto all'inizio non mi ispirasse molto - mi è stato regalato Red per puro caso - proseguendo con la lettura me ne sono innamorata sempre di più. Gwendolyn Sheperd è una protagonista che mi piace, che mi ha interessato molto e che mi rimarrà sicuramente sempre impressa. Anche se, a dire la verità, non è il mio personaggio preferito. Il mio preferito, ancora una volta, è quello più divertente, che viene fuori per la prima volta solo nel secondo libro.
"L'istinto mi dice che avete di nuovo pomiciato," osservò Xemerius. "L'istinto e la mia vista acuta.""Sciocchezze," replicai, al che Xemerius scoppiò in una fragorosa risata.  "Credi a me, bazzico questa terra dall'XI secolo e so riconoscere una ragazza che si è rotolata in un fienile."  
L'adorabile Xemerius,
in tutto il suo fascino.
Esatto, sto proprio parlando di Xemerius, il fantasma-doccione-demone che accompagna Gwendolyn aggiungendo alla trilogia quel pizzico di divertimento e sorrisi che di sicuro nel primo libro mancavano.
Lui è incredibilmente buono: accompagna la protagonista sempre, quando piange, quando ride, quando è insopportabile.
Lui c'è, e sa sempre come regalarti il sorriso
Bisogna spezzare una lancia a suo favore, dico davvero!

Per quanto riguarda gli altri, mi è piaciuto particolarmente anche il fantasma James Pimplebottom, che ho trovato adorabile anche nella sua pomposità di perfetto inglese. Diciamo che essenzialmente tutti sono comunque resi bene, anche se io ho un amore per i personaggi secondari. Un personaggio secondario che ti rimane impresso vale dieci volte il protagonista, come dico sempre!


Proseguendo ancora nel mio meravigliosissimo scaffale, ci sono i libri di un'altra saga ancora, che in questo periodo ha decisamente sfondato: The Hunger Games di Suzanne Collins.
Avendolo letto un anno prima dell'uscita del film, credo di essermelo goduto in maniera diversa confronto a coloro che l'hanno scoperto solo questo maggio (praticamente in contemporanea con l'uscita del terzo libro). Mi sono appassionata lentamente e ho avuto ansia per mesi e mesi prima di andare davanti al grande schermo e prima di leggerne la conclusione. 
A proposito della conclusione, a contrario di quello che dicono tantissimi altri, io devo dire che il terzo libro (SPOILER! - a parte per com'è stata poco trattata la morte di Finnick, per la quale avrei apprezzato un maggiore riguardo - FINE SPOILER) mi ha soddisfatta moltissimo. L'ho trovato crudo e reale. E proprio per questo, geniale e meritevole in tutti i modi possibili.
Per la prima volta devo dire che il mio personaggio preferito è uno dei principali, sapete?
"Quando arriverà il momento sono sicuro che ucciderò come chiunque altro. Non posso darmi per vinto senza combattere. Solo continuo ad augurarmi di trovare un modo per... per dimostrare a quelli di Capitol City che non sono una loro proprietà. Che sono più di una semplice pedina."
Josh Hutcherson as Peeta Mellark
nel film "Hunger Games".
Esattamente, parliamo di Peeta Mellark!
La sua dolcezza, il suo essere completamente umano all'interno dei giochi, il suo amore imperituro nei confronti di Katniss... lui è un dente di leone in primavera, la speranza nel fuoco che brucia.
La sua celeberrima battuta - che in inglese rende molto di più - "I'm more than just a piece in their games," mi ha conquistata sin da subito.
Ho trovato il suo SPOILER! cambiamento nel terzo libro crudo e devastante. Ho pianto in ogni punto de Il canto della rivolta sperando di veder tornare tra le pagine la dolcezza tipica di Peeta che ci aveva conquistati fino ad allora. Inutilmente, come ben sa chi l'ha letto. FINE SPOILER.


Hunger Games è senza dubbio la saga che preferisco dopo Harry Potter, per ora. Il fatto è che in Hunger Games - come ho scritto nel post dedicato alla recensione del film - è semplicemente unico, tratta di un futuro distopico in maniera crudele e reale, non lascia spazio alla fiction, al surreale: mantiene i toni di guerra e la speranza è ridotta all'osso in varie parti della saga. Non è quindi un romanzo per bambini, tutt'altro: persino il triangolo amoroso che tanto viene proclamato non ti prende così tanto - a parer mio - come la situazione politica e sociale di Capitol City e dei vari Distretti.

Se Haymitch approva,
stai facendo la cosa giusta
(o ti stai ubriacando per bene).
Devo dire che ho adorato anche Finnick - chi non adora Finnick? - ma soprattutto Haymitch.
Sì, perché oltre ad essere il miglior alcolizzato di sempre - pagherei per andare agli Alcolisti Anonimi con lui! - ha avuto anche lui i suoi dispiaceri. E non solo, si dimostra geniale, intelligente, carismatico... insomma, un personaggio unico nel suo genere.

Ho avuto paura delle rose del Presidente Snow, lo ammetto.
Ho avuto paura quando arrivavano gli hovercraft.
Ho pianto alla morte di Rue, di Cinna e di... beh, di tutti quelli del terzo libro, specialmente per Prim.

Io che mi dispero dopo la lettura de
Il canto della rivolta.
In particolare Il canto della rivolta per me è stato un trauma continuo, un po' per tutti i personaggi, per i cambiamenti che la guerra portava loro.
Anche se non perdonerò mai alla Collins il finale un po' troppo sbrigativo e poco commemorativo che ha scritto. Era stupendo fino alla fine, poi sono stata a disperarmi giorno e notte per ciò che mi ha lasciato un vuoto. Suzanne Collins, ancora devo capire se ti amo o ti odio.

Concludendo anche con Hunger Games - e mi costa farlo, potrei parlarne per ore! - nella mia libreria ci sono altri quattro libri che affiancano la mia "collezione di saghe".
Sto parlando della saga di The mortal instruments, in italiano tradotta barbaramente come Shadowhunters di Cassandra Clare.

Questa saga, attualmente ancora in corso, a me è piaciuta molto, nonostante io ritenga che tra i primi tre libri e il quarto ci sia una grande differenza e uno "stacco" notevole.
Personaggio preferito? Beh, ce n'è uno solo che per me può ricoprire quel ruolo.
"Però, Magnus, non me l'hai mai detto. Non mi hai mai avvertito che sarebbe stato così, che un giorno mi sarei svegliato e mi sarei accorto di star andando in una direzione che tu non potevi seguire. Non mi hai mai ricordato che siamo essenzialmente diversi. Non c'è "finché morte non vi separi", per chi non muore mai."
Un bell'Alec Lightwood.
Sì, sto parlando proprio di lui. Alec Lightwood.
Con i suoi capelli neri e gli occhi azzurri, con il suo essere a volte scontroso, ma sempre un po' impacciato.
Col suo amore impossibile e le sue insicurezze. Con la sua voglia di proteggere il suo parabatai più della sua stessa vita, con il suo originalissimo coming-out che mi ha rubato il cuore. In realtà amo così tanto Alec perché in lui mi riconosco tantissimo - non che io abbia problemi di coming-out, questa è l'unica cosa che ci differenzia... - e insomma, è il mio alter ego per eccellenza. In assoluto. Potrei chiamarmi Ericalec Lightwood.

Magnus Bane e Alec Lightwood
impegnati in un bacio appassionato.
E poi, dobbiamo dirlo... quale altra coppia è migliore di quella formata da Alec Lightwood e Magnus Bane? Probabilmente i due opposti per definizione, bisogna dirlo, ma nessuno come loro ti fa emozionare, ne sono certa. Sono la prima coppia gay che verrà trasportata in versione cinematografica in un fantasy, e sono la migliore in assoluto c'è poco da dire.
E poi anche nella loro diversità, nell'essere uno Stregone e uno Cacciatore, un Immortale e un Mortale... ecco, loro sì, ti fanno fan venire gli occhi a cuoricino. Specialmente in Shadowhunters - Città degli Angeli Caduti, dove, dopo duecentoquaranta pagine in cui Alec e Magnus vengono solo nominati di sfuggita e non ci sono mai perché sono in vacanza in giro per l'Europa - e qui date sfogo alla fantasia e scriveteci fanfiction, vi prego, perché un fan Malec va in crisi d'astinenza! - spunta fuori Magnus che, alla proposta della vampira Camille di stare insieme perché lei può dargli l'immortalità mentre Alec dopo qualche anno sfigurerà, risponde:
"You can give me the past, but Alec is my future."
La mia reazione ad ogni scena Malec.
[in italiano barbaramente tradotta: "Tu puoi darmi il passato, ma il mio futuro è Alec."]
Well, come si può restare impassibili a tanto ammmmore? Non si può, ecco la risposta.
Passando invece a parlare di altri personaggi - sennò scrivo solo di questi due meravigliosi - diciamo che essenzialmente odio Clary, Simon lo sopporto solo alla fine del terzo/quarto libro, Isabelle mi sta indifferente, adoro Luke e Jocelyn, che trovo stupendi, Jace mi piace solo per l'importanza che ha per Alec, amo Kyle e la sua storia con Maia, e ovviamente uno dei miei personaggi preferiti è Max. Ma se parliamo di Max mi metto a piangere, quindi questo punto lo considero chiuso.
Ave atque vale!

Proseguiamo il nostro viaggio nella mia libreria - un viaggio che sta diventando lungo e noioso forse per voi, ma io mi sto divertendo un sacco - troviamo l'ennesima saga, aw yeah. Non chiedetemi perché ne ho così tante, mi piacciono e non posso farne a meno. Il fantasy è parte di me.
In realtà dopo Shadowhunters ho un unico libro (yep, chissà quando riuscirò a comprare il seguito!), ovvero Angel di L. A. Weatherly.
Devo essere sincera: secondo me la copertina non fa molta voglia di leggere il libro. Il che è un male: all'inizio mi ha inquietato un po' come immagine e non mi metteva tanta voglia di leggerlo, ma quella scritta (riuscite a leggerla? The only good angel is a dead angel) ispirava un sacco e quindi mi son convinta ad aprirlo. (Anche per non fare un torto a mia madre che era tutta contenta di regalarmi un libro appena uscito che iniziasse una saga fantasy.)
Angels Trilogy, a mio modestissimo parere, è un'idea molto originale. Rivisita innanzitutto l'opinione generale che ritiene gli Angeli delle bellissime creature che proteggono le persone e le aiutano, conferendo loro una connotazione negativa: in Angel gli Angeli (che gioco di parole...) sono i "cattivi", che vogliono impossessarsi dell'anima delle persone. Idea meravigliosa a mio parere, mi ha conquistata.
Personaggio preferito? Ovviamente l'unico e il solo Alex.
"Non dev'essere stato facile capire che gli altri non erano come te. Sapere di essere l'unica al mondo."
Willow e Alex: una ragazza
mezza umana mezza
angelo e un Angel Killer.
 Sarà che ha i capelli neri e gli occhi azzurri, che si chiama Alex, che è il suo passato è semplicemente una delle storie più tristi che io abbia mai letto, che il suo carattere e la sua diffidenza nei confronti di Willow mi hanno conquistata, comunque devo dire che per me è stato molto difficile non adorarlo.
Allo stesso tempo, anche Willow, prima ragazza mezza angelo mezza umana, è una buona protagonista. Mi piace il fatto che sia esperta di meccanica e che non sappia cosa significa vestirsi alla moda, ma soprattutto adoro come usa il suo potere di sensitiva per aiutare le persone. L'episodio in cui predice il futuro della cameriera Georgia "sventando" il suo progetto di suicidarsi mi ha veramente colpito.
Una bella coppia: originale perché gli opposti. Lui è un Angel Killer e dovrebbe ucciderla, invece se ne innamora. Povero Alex!

L'idea in sé, comunque, è bellissima. Non ho mai sentito parlare prima di angeli "cattivi" - magari anche perché non sono molto ferrata nell'argomento - e trovo che sia non solo originale, ma anche ben descritta e sfruttata all'interno di questo meraviglioso primo libro. C'è molta suspance, colpi di scena - a volte qualcosa si intuisce.
Il seguito di Angel.

L'unica pecca (chiamiamola così, più che altro è una situazione che mi son trovata io ad affrontare) secondo me è il cambio di persona nella narrazione.
Alcuni capitoli (a volte solo alcuni pezzi) sono narrati in terza persona per raccontare del punto di vista di Alex o dello spietato angelo Raziel, mentre la maggior parte della narrazione è in prima persona per il punto di vista di Willow. Ho trovato fastidiosi questi cambi - penso che sia meglio mantenere la terza persona se si deve affrontare più di un POV - ma magari ad altri invece hanno pure fatto piacere, quindi... beh, meglio che sto zitta e che aspetto di vedere come prosegue questa lotta contro gli Angeli.

Ultimo libro nello scaffale delle saghe è Il trono di spade di George R. R. Martin.
Vorrei dirvi qualcosa di questo primo volume de Le cronache del ghiaccio e del fuoco, ma devo ancora leggerlo, lo ammetto. Quando l'ho comprato ho preso anche in biblioteca Guerra e pace di Lev Tolstoj che, non essendo esattamente corto, mi ha impedito di riuscire a leggere questo per il momento. Lo farò non appena mi sarà possibile.

Sia chiaro, posseggo anche tutti i libri de Il ciclo dell'eredità di Cristopher Paolini, de Il signore degli anelli di J. R. Tolkien, Septimus Heap di Angie Sage e - ahimè! - Twilight di Stephanie Meyer, però sono nella libreria di mia sorella, dato che sono i suoi preferiti. E quindi non li inserisco qui, anche perché ne ho ancora per un po' di cui parlare.

Concludendo con le saghe, quindi, passiamo ai libri singoli. Rimanendo sul fantasy, il primo libro che troviamo è uno dei miei preferiti - nonché uno dei miei primi. Sto parlando de L'enigma di Epsilon di Christine Morton-Shaw.
Semplicemente l'ho trovato ge-ni-a-le. L'avrò letto tipo qualcosa come duecento volte, e ancora mi cresce l'ansia e il panico come la prima. Per esser stato il primo romanzo per ragazzi dell'autrice, l'ho trovato molto ben scritto e brillante in ogni incastro. Le scene finali trasudano di suspance in ogni parola, e tutto il mistero che vige attorno alla vicenda ti conquista come poche letture, a mio parere, sanno fare.
Avril è una protagonista senza dubbio molto convincente e ben caratterizzata, anche se il personaggio che più mi ha entusiasmato è stato senza dubbio Epsilon. Perché? 
Io che tento di decifrare il codice Lumic.

Innanzitutto per l'originalissimo modo che ha di apparire (intrufolandosi in una chat privata con il nickname V, poi anche perché è avvolto dal mistero dall'inizio alla fine, tanto che temi persino che sia la parte sbagliata con cui stare e Yolanda quella giusta.
Altro punto a favore di questo libro è stato senza dubbio il codice Lumic. Ho un amore per i codici e per questo in particolare: ancora me lo ricordo tutto e so scriverci quando voglio intere frasi (l'unica pecca è che in tutto il libro non viene mai raffigurata la lettera B). Un codice originale, con cui vengono scritte intere filastrocche, poesie e canzoni che bisogna decifrare per scoprire cosa sta succedendo alla madre di Avril. Geniale, senza dubbio.
L'ho già detto che è geniale?

Trovo che sia una lettura meravigliosa a qualsiasi età, perché ti tiene con il fiato sospeso e proprio perché la presenza di questi continui enigmi da risolvere può interessare tutti. Sempre a mio modestissimo parere, sottolineo.

Continuiamo? Continuiamo!
Andando avanti cambio genere. Mi avventuro su... sì, sull'horror. Quindi, qual è il miglior autore dei romanzi horror? Il Re per eccellenza (e per cognome)?
Esattamente: nello scaffale ho tre libri di Stephen King. Solo tre per il momento, li sto comprando piano piano, con pazienza ne avrò di più!
Parliamo di Misery, Duma Key e Blaze.
Misery è stato il primo romanzo di Stephen King che ho letto, attirata dalla trama che vedeva come protagonista uno scrittore. Mi era stato oltretutto consigliato svariate volte da un'amica, quindi era d'obbligo che, appena visto in libreria ad un prezzo bassissimo, lo comprassi.
L'ho divorato in qualche ora, e devo dire che quando ci ripenso sono ancora un po' traumatizzata.
Kathy Bates as Annie Wilkes
nel film "Misery non deve morire".

Annie Wilkes è un cattivo per eccellenza. E' costruito in modo geniale e terrificante, la sua indole è quella di una madre affettuosa e contemporaneamente quella di un macellaio. Ogni volta che compariva io sentivo il cuore battere a mille e più di una volta mi son ritrovata a pensare: "Forse è meglio che io non diventi mai una scrittrice!"
Povero Paul.
Devo dire che sono contenta di non trovarmi al suo posto, non lo invidio per niente: drogato, amputato, rinchiuso e costantemente sotto terrore, costretto a scrivere per riportare in vita il personaggio che più ha odiato creare in vita sua.
"Perché gli scrittori ricordano tutto, Paul. Specialmente quello che fa male. Denuda uno scrittore, indicagli tutte le sue cicatrici e saprà raccontarti la storia di ciascuna di esse, anche della più piccola. E dalle più grandi avrai romanzi, non amnesie. Un briciolo di talento è un buon sostegno, se si vuol diventare scrittori, ma l'unico autentico requisito è la capacità di ricordare la storia di ciascuna cicatrice."
E' la mia citazione preferita in assoluto, forse perché mi ci so rispecchiare bene. Certo che non vorrei mai avere le stesse cicatrici di Paul Sheldon, vedere arti di sé tagliati da una pazza psicotica che ha ucciso decine e decine di persone non dev'essere per niente bello.
Il finale, poi, mi ha traumatizzata - temevo che Annie non morisse più.

Proprio per la genialità e l'accortezza di Misery ho deciso di proseguire con la lettura delle opere del Re.
Duma Key è stata una lettura molto diversa confronto a Misery. Innanzitutto il romanzo è tre volte più lungo, poi ci ho messo più di una settimana a leggerlo, lentamente. Questo perché nella prima metà il tono di narrazione è lento e calmo, a tratti troppo descrittivo per i miei gusti, e solo dopo la mostra (che è oltre la metà del libro) il ritmo si fa più incalzante - infatti da lì in poi l'ho letto tutto d'un fiato, trovandomi a mezzanotte con il cuore in gola e il terrore di vedere arrivare Perse.

Io che invoco la pietà di Perse.
Perse è un cattivo soprannaturale, si tramuta in bambola, in statuetta, ma soprattutto spinge le persone a disegnare, ad usare l'arte per farla uscire e farla portare via le persone. Perse è la morte.
Perse non mi ha fatto dormire per giorni, bloody hell.
La cosa più bella comunque di questo libro è stata senza dubbio la grandissima quantità di frasi che ho trovato interessanti e geniali. Citazioni sull'arte, sull'amore, sull'amicizia, sulla riflessione e sul dolore. Potrei dirvene a centinaia, ma penso che non finirei mai questo blog - che sta già diventando infinito... - quindi evito e ve ne cito solo alcune.
"Se vuoi tradurre il mondo, devi usare i tuoi appetiti. Vi stupisce? Non dovrebbe. Non c'è niente di più umano della fame. Non c'è creazione senza talento, ve lo concedo, ma il talento è gramo. Il talento mendica. La fame è la spinta dell'arte."
"Inganniamo noi stessi così spesso che potremmo farne la nostra professione quotidiana."
"L'incidente mi aveva in fondo insegnato una cosa sola: l'unico modo per andare avanti è andare avanti. Dire lo posso fare anche quando sai che non puoi."
Sono bellissime, non trovate? Ce ne sono innumerevoli altre, ma fate prima a leggervi tutto il libro, fidatevi.

Regalo di mia madre dopo aver scoperto la mia insana passione per i libri di Stephen King ("Ma leggere di un elfo che salta no come le persone normali, no, eh?" [cit. mia sorella]), è stato Blaze.
Questo libro è quello che sto attualmente leggendo. Devo dire che mi inquieta abbastanza, anche se in modo diverso rispetto a Misery e Duma Key - non per niente è opera di Richard Bachman (pseudonimo utilizzato dallo scrittore nei suoi primi romanzi). Staremo a vedere come andrà avanti; fino ad ora promette bene!

Ho visto la lunghezza del post, preferisco concluderlo qui per ora e inserire il genere comico/romantico dei miei libri nel prossimo, sennò nessuno leggerà mai un papiro simile.
Grazie a chiunque è arrivato fino a qui - per i due libri che ho inserito ma devo ancora leggere/finire di leggere, modificherò l'intervento non appena avrò portato a termine la loro lettura, con i miei dovuti pensieri.
Se conoscete queste saghe o questi libri o per lo meno gli autori, perché non mi dite la vostra?
Commentate qui dicendo se siete d'accordo o meno su quello che vi ho detto, se i vostri personaggi preferiti coincidono o meno con i miei, se avete domande, se avete letto altri libri degli stessi autori o se avete consigli su altri libri dello stesso genere che potrei procurarmi!
Al prossimo post con il mio secondo scaffale!

sabato 16 giugno 2012

Ma che cosa succede se qualcuno cerca di modificare il proprio futuro?

Salve a tutti!
Oggi vi voglio lasciare un meraviglioso banner fatto dalla bravissima Daphne Kerouac (che trovate su Efp, su deviantART, su Nocturne Alley e su LJ) e che ringrazio di cuore per la sua disponibilità, la sua velocità e la sua incredibile capacità di trasformare ogni storia in un immagine speciale, significativa e unica nel suo genere.
Ecco qui il suo capolavoro:


Destiny, by Daphne Kerouac

Non è assolutamente bellissimo? Io ne sono innamorata!
E vi lascio anche un piccolo pezzo del capitolo 8, probabilmente uno dei miei pezzi preferiti ;)



      « Ma cosa succede se qualcuno cerca di modificare il proprio futuro? » 
     Prima che Julien risponda intercorre qualche secondo di silenzio che mi fa presagire con terrore la risposta. « Guarda David: non era scritto nel suo Destino il suo arrivo a Lysen. Ecco perché non è riuscito a sopravvivere, perché ha – involontariamente, certo, ma comunque l’ha fatto – cambiato il suo Destino. Nella migliore delle ipotesi puoi impazzire, riportare dei danni mentali permanenti. Nella peggiore… » si interrompe, lasciando la frase in sospeso, senza alcun bisogno di avere una conclusione. « Per quello la maggior parte di noi decide di non leggere le Pergamene ». 
     « Alexander l’ha fatto » dico debolmente. 
     « È stato quasi obbligato a farlo » spiega Julien, passandosi una mano tra i capelli. « Ma penso di non essere la persona adatta per spiegarti la sua storia » aggiunge piano, sovrappensiero. Lo osservo e vedo nel suo volto un sorriso triste, come se stesse ripensando ad un passato perduto. 
     « Tu hai letto il tuo Destino? » chiedo. Per un attimo mi guarda spaesato, senza capire. Poi sorride nuovamente e, spostando il suo sguardo alla fontana del giardino, risponde: « No, ma avrei tanto voluto. Il vantaggio di conoscere il proprio Destino sta nel fatto che poi tutte le tue emozioni sono attenuate. Dici di amare perché sai di dover amare, pensi di soffrire perché è stato quello che ti è stato imposto di fare. Conoscendo il proprio Destino non ami mai davvero, non soffri, non provi curiosità, sorpresa o terrore… Qualunque emozione ti risulta obbligata, scelta da qualcun altro. Quest’idea mi ha convinto a restare estraneo al mio Destino e recentemente ho avuto modo di pentirmene. Pensavo che tutto quel conoscere impedisse di vivere realmente… ora so che forse vivere così intensamente tutto non è piacevole molte volte. Ti ostacola nel restare oggettivo, nel non lasciarti sopraffare completamente dalle emozioni… » 
     Julien smette di parlare e io colgo l’amarezza della sua voce insinuarsi nell’aria che ci sta attorno. Se qualcuno mi dicesse di amare, amerei? Se qualcuno mi dicesse di odiare, odierei?
 


sabato 5 maggio 2012

Hunger Games: it’s more than just a piece in their games.


Hunger Games: it’s more than just a piece in their games.

Ho deciso di utilizzare questo blog per scrivere qualcos’altro oltre ai miei racconti/al mio libro, perciò eccomi qui.

Oggi voglio dire la mia su Hunger Games.
Ho letto i primi due libri l’anno scorso e ho impazientemente aspettato il film, come la maggior parte dei fan ha probabilmente fatto in questi mesi. Lo sono andata a vedere lo stesso giorno che è uscito, il primo maggio.
Ho letto anche molte recensioni che sono state lasciate al film, alcune mi hanno lasciata basita, altre mi hanno fatto riflettere: il paragone che tutti portano (per confutarlo o per sostenerlo) rimane quello alla Twilight saga, nonostante la relazione tra le due storie mi pare un po’ forzata.
Per quanto l’amore del triangolo Peeta/Katniss/Gale possa sembrare solo un altro modo di attirare il pubblico giovanile all’interno della nuova moda, non mi trovo affatto d’accordo nel mettere in relazione i quattro libri di Stephanie Meyer con la trilogia di Suzanne Collins.
Infatti, mentre nella prima l’amore impossibile è il fulcro dell’intera storia, nella saga della Collins la colonna portante rimangono i giochi, la situazione sociale, politica ed economica all’interno di Panem, le rivolte e la sottomissione dei Distretti, avvolti nel terrore e nella povertà. La stessa Katniss, protagonista di questa storia, si ritrova più volte a dire di non avere tempo per l’amore, di non riuscire a provare quel sentimento all’interno di un incubo così grande e della paura che avvolge l’intera saga. Si ritrova persino ad affermare di non desiderare figli per non condannarli a partecipare agli Hunger Games. Insomma: o si aprono gli occhi e si coglie la profondità dei temi trattati con più riguardo, oppure tanto vale che ogni saga contenente quel pizzico di amore tra due persone venga comparata a Twilight con lo scopo di “abbindolare” le giovani adolescenti.
Quando leggi Hunger Games – a meno che tu non sia una di quelle che chiamo “false” fan – non ti metti a crogiolarti al pensiero dell’amore imperituro di Peeta o quello ferito di Gale e a chiederti chi dei due Katniss alla fine sceglierà: ciò che ti coinvolge di più è l’azione, il susseguirsi delle rivolte, le minacce che la protagonista subisce e la conseguenza che ogni gesto può portare. Qui vengono trattati temi come la fustigazione, la sottomissione, la superficialità e la cecità di persone che vengono ammaliate dalla bellezza esteriore, la politica crudele e infima a capo di Capitol City, l’ingenuità di coloro che non vedono oltre al proprio Distretto.
Questi sono i temi importanti di Hunger Games, questo è ciò che Suzanne Collins voleva trasmettere; è chiaro che l’amore ha comunque una rilevanza all’interno della storia, ma come ce l’hanno tutte le altre saghe fantasy, in un modo o nell’altro. Ed è apprezzabile, invece, come la Collins abbia saputo non solo trattare l’amore tra due ragazzi, ma anche quello tra due sorelle, quello scalfito tra una madre troppo debole e una figlia troppo forte, quello tra due persone che non sono amiche ma si ritrovano compagne dello stesso dolore all’interno dell’arena.
Che poi il film abbia deluso per certi aspetti rimane, a parer mio, un’opinione strettamente personale. I temi sicuramente son stati trattati con un po’ più di leggerezza – probabilmente anche per evitare che il film fosse vietato ad un pubblico più giovane – di quanto forse ci si aspettava, ma non per questo bisogna arrivare a paragonare la cruente realtà di Hunger Games con i cuori spezzati di Twilight. Anch’io ho trovato da ridire sul film e non ne sono rimasta completamente soddisfatta, però non sopporto leggere che la storia sia solo un’altra trovata per gli ormoni delle quattordicenni. Si vede che non avete letto il libro: la narrazione è tutt’altro che ormoni. È ansia, è paura, è suspance, è voglia di leggere tutta la notte per scoprire se quel qualcuno sopravvivrà. Probabilmente una delle pochissime innovazioni che troviamo nella cultura d’oggi. Forse dovreste leggere prima i libri e poi guardare i film per capire certe cose.
Ragazzi, se poi trovate che ogni amore sia commerciale, allora è meglio che ci chiudiamo ai ripari e che costringiamo i nostri cuori a smettere di battere, perché rischieremmo tutti di diventare solo un altro pezzo nel gioco del mercato.

Detto questo, aspetto impazientemente Mockingjay. E non per sapere chi Katniss sceglierà, sinceramente. Voglio sapere se il regime di Capitol City crollerà, chi perderà ancora la vita, quali rivolte riusciranno a prendere forma. Voglio sapere se la ghiandaia imitatrice riuscirà a riportare la pace a Panem. Ed è quello che tutti i lettori penso si chiedano.

E ricordate:
- Sempre meglio un LIBRO di un film. Giudicate la STORIA dal LIBRO. E poi avete il diritto di portare avanti le vostre idee con le OPPORTUNE argomentazioni. Altrimenti giudicate il FILM e NON la TRAMA narrata.




Felici Hunger Games, e possa la buona sorte essere sempre a vostro favore!

sabato 7 aprile 2012

Esiste una cura?

« Dottor Carucci… C’è un altro caso ».
« Ne è sicura? »
« Temo proprio di sì. I sintomi sono inconfondibili: accelerazione del battito cardiaco, rossore, dolori alla pancia, alternanza di momenti euforici ad altri di depressione, una leggera febbre, attacchi di nervosismo, crisi di nervi, pianti incontrollati, attimi di apatia, mancanza di appetito… Si possono addirittura scorgere dei lividi a livello cutaneo, sembra che non ci siano proprio dubbi ».
Mi tolsi gli occhiali, li appoggiai lentamente sulla scrivania e mi sfregai gli occhi con le dita molto lentamente, quasi dolorante. « Non è possibile, sono troppi. Sono troppi i malati e troppo poche le cure, non riusciremo mai a far guarire tutti i pazienti ».
L’infermiera si morse un labbro, senza sapere cosa rispondere; si limitò a poggiare una cartella sopra alla scrivania – l’ennesimo plico dell’ennesimo paziente – e uscì, fermandosi sulla porta solo per dire poche parole. « Il nuovo caso comunque è una ragazza, la trova nella stanza 208. La sta aspettando ».
Ci misi qualche istante per decidermi ad avviarmi nella camera della nuova degente. Che cosa avrei potuto dire ancora? Ripetere sempre le stesse parole in continuazione, regalare speranza per persone che probabilmente non sarebbero riuscite a uscire da quella devastante malattia… Era a dir poco straziante tutta quella situazione.
Aprii preoccupato il plico appena poggiato sulla scrivania, scorsi il nome – una certa Giulia Lucati – e l’età: diciassette anni appena compiuti. Mi si strinse un nodo alla gola leggendo quel numero: ormai erano sempre più giovani i malati.
Decisi di farmi forza (per la terza volta in quella giornata) e mi avviai nella stanza 208, ripetendomi mentalmente il discorso che avrei dovuto affrontare – come se non l’avessi per davvero pronunciato per una media di quattro volte al giorno negli ultimi sei mesi.
Aprii la porta della camera e mi trovai davanti ad una ragazza con i capelli castani e gli occhi azzurri, un po’ mingherlina e palliduccia, che mi guardò preoccupata. Era una bella ragazza, ancora ignara di ciò che la stava uccidendo; avrei voluto fuggire via per non essere davvero io a rivelarle il guaio della sua condizione.
« Giulia, giusto? »
« Sì » tremò appena.
Mi avvicinai al letto e mi sedetti sulla sedia solitamente riservata ai parenti. Stavo osservando le pareti della stanza – così bianche, così vuote, così pure e pronte a contenere la realtà di un morbo così devastante – cercando le parole con cui iniziare, quando Giulia mi scosse dal torpore anticipandomi.
« Che cos’ho? È grave? »
« Grave… non sai quanto » riposi debolmente, continuando imperterrito a guardare altrove. « Sei malata, Giulia ».
Mi parve sentire il cuore della ragazza per un momento fermarsi a sentire quelle parole, ma cercò comunque di dissimulare la tensione. « Di cosa? »
Passarono parecchi istanti prima che mi decidessi a rispondere. Era sempre una sensazione orribile la consapevolezza di dover dare la sentenza a qualcuno, specialmente se si trattava di una ragazza così giovane e innocente come sembrava essere lei.
« D’amore, Giulia. D’amore ».
Giulia sgranò gli occhi, incredula. « Non può essere possibile, sono stata attenta, ho seguito tutte le precauzioni che continuano a elencare durante gli spot pubblicitari di prevenzione… Non posso aver contratto questa temibile malattia ». Parlava agitatamente, colta dal panico. « Ne… ne è proprio sicuro? »
« Purtroppo sì, tutti i sintomi combaciano » sospirai. Sempre le stesse reazioni mi ritrovavo ad affrontare: il rifiuto iniziale del paziente, tutti dicevano che erano stati attenti. Come se tutti quegli spot pubblicitari potessero dare veramente dei metodi di prevenzione per non contrarre quella malattia!
« E… quanto durerà? » Alla televisione glissavano sempre su questo particolare, molto probabilmente per non mettere in allarme più del dovuto la popolazione.
Con la voce stanca e triste mi preparai a riversare tutta la verità su Giulia, prendendo un grosso respiro. « E chi può dirlo. Potrebbe durare solo alcuni giorni, settimane, mesi, anni, per tutta la vita. Nessuno può prevedere la durata della malattia d’amore, possiamo solo dire che quando ci entri non è così scontato che tu possa uscirne. E anche se sei talmente fortunata da guarire, potresti riportare dei seri danni nella tua vita futura. È una malattia così imprevedibile… » Mi passai una mano tra i capelli, ripensando a quanti malati affetti da quella patologia avevo visto in condizioni pietose, disperati, urlanti, mentre pregavano e invocavano pietà – inutilmente.
« Non c’è una cura? » Notai con rammarico il tono d’urgenza che la voce di Giulia stava assumendo.
« Ce n’è una, ma è così difficile, mia cara… L’unica speranza è trovare qualcuno che sia malato d’amore quanto te, che voglia guarirti e che voglia guarire grazie a te. Ma è una cosa più unica che rara, la maggior parte degli ammalati non iniziano nemmeno a sperarci, ormai. In questo mondo ci sono tantissime persone che soffrono d’amore, ma nessuno vuole guarire. Nessuno si rende conto che potrebbe benissimo togliersi tutto l’affanno, tutte le preoccupazioni che questo morbo procura guardandosi attorno e scorgendo qualcuno da amare… Oh, no, la gente pensa solo che quando è malata niente la possa guarire definitivamente ». I pensieri ormai stavano divagando sulla mia esperienza personale, e mi costrinsi a mettere un freno ai ricordi: il mal d’amore, in passato, aveva devastato persino la mia vita, e uscirne era stata probabilmente la cosa più difficile che avessi mai fatto. « Vedi, quando ti ammali d’amore sei convinto che l’amore stesso possa essere la tua unica soluzione per ritornare a stare bene, ma non è così. Dovresti cominciare a lottare contro di esso e cercare qualcuno che abbia così tanta forza come te che voglia accompagnarti in questa battaglia… Ma nessuno lo vuole veramente fare » conclusi, abbassando lo sguardo.
« Ma io voglio guarire! » Giulia era ormai in lacrime.
« Lo so » sospirai tristemente. E tra me e me aggiunsi: dicono tutti così.
« Quindi che cosa posso fare? »
Ognuno faceva sempre la stessa domanda. Perché? Perché farsi del male da soli ponendo un quesito che, sapevano bene, non portava risposta? Perché non arrendersi, perché semplicemente non normalizzare i battiti del cuore e cominciare a lottare con le proprie forze? Tutti cercavano sempre di sentirsi dire la lista delle cose da fare per stare meglio… ma non capivano che nessun dottore avrebbe mai potuto farlo. Ogni caso era singolare e a se stante, per ognuno di loro servivano delle leggi diverse, delle attenzioni diverse. Non c’era risposta al grande quesito, e proprio per questo avevo solo una parola in serbo per Giulia, che pronunciai con delicatezza, mentre piccole gocce d’acqua cominciavano a rigarle le guance ceree.
« Sperare ».



Niente Destiny, questa volta un semplice racconto made by me.
Lo pubblico perché era iniziato come uno scherzo, ma alla fine è stato riempito di significati ben più profondi di quanto avessi programmato.
Guarire? Per me è così difficile! Anche se ogni giorno continuo a sperare di trovare la mia cura. E voi? Che cosa ne pensate?
Un abbraccio, a presto,
Erica.