venerdì 30 dicembre 2016

Uno sguardo tra 2016 e 2017.

Siamo arrivati alla fine di un nuovo anno - finalmente, direi. Questo 2016 è stato intensissimo, pieno di cose, molto belle e molto brutte. Vederlo finire, devo essere sincera, è un sollievo vero e proprio. 
Molte persone, quando dico questo, mi guardano accigliate: "Ma come, Erica! Il 2016 è stato il tuo anno! Hai pubblicato un libro che è in tutte le librerie!" E se dovessi isolare l'anno solo a Contaminati sarei pienamente d'accordo con loro. Ma purtroppo non c'è stato il mio tanto amato thriller a farmi compagnia in questi lunghissimi dodici mesi, perciò sono arrivata agli sgoccioli veramente stanca. Soddisfatta, sì, certamente!, ma anche enormemente stanca.
Poiché ogni volta che ho tentato di fare una review di quest'anno mi sono bloccata, travolta dalle miliardi di cose che avrei voluto e potuto dire - e che avrebbero reso questo post più lungo dei Rotoloni Reggina -, ho deciso di seguire una traccia di dieci domande che ho trovato online e di rendervi partecipi del mio 2016recap.
Cercherò di non essere noiosa (ma non garantisco nulla!).

  1. Che cosa ho realizzato in questo ultimo anno? Quali sono stati i miei successi? Di cosa posso essere più orgoglioso?
    Questa è semplice. Ho realizzato Contaminati, che sognavo di vedere pubblicato dal primo momento in cui ho iniziato l'avventura con Sofia. E, oltre a ogni mia aspettativa, è un romanzo che si può trovare in tutte le librerie, che si può sfogliare. Ho visto persone a me sconosciute prenderlo in mano e osservarne la copertina, scorrerne la sinossi, a volte alzare un cipiglio vedendo le nostre giovani facce in copertina. Aver realizzato questo importantissimo sogno per me è di grande orgoglio, perché nonostante tutte le fatiche e i pianti che ci sono stati, l'emozione è indescrivibile e quando mi sono arrivati i primi commenti mi commuovevo sempre. Se c'è quindi una cosa per cui posso dire: "Brava, Erica" alla fine di questo tortuoso anno, è che non ho mai smesso di credere.
  2. Quali sono state le mie delusioni?Andiamo a ritroso, questa domanda mi spaventa. Recentemente ho compiuto gli anni e quel giorno ho realizzato in via definitiva di aver perso almeno due amicizie a cui tenevo moltissimo e che non avevo capito mi stessero scivolando via. Credo che non aver ricevuto il minimo segno da parte loro sia stato un brutto colpo al cuore.
    Mi ha deluso tutto ciò che è stato inerente all'università. I corsi seguiti, gli esami fatti, i ritardi, i libri, i programmi, i professori (con una piccola eccezione in questi ultimi due mesi): non sono stata per nulla soddisfatta né di ciò che ho trovato - che mi aspettavo essere di gran lunga migliore - né dei risultati che sono riuscita a conseguire. Ingoiando spesso dei voti che non sentivo di meritare, andando a fare esami di dubbia qualità, trovandomi impreparata su cose che... no, non so nemmeno io perché non le sapessi. C'è stato anche un brutto momento di crisi per questo. Ma ho stretto - e stringo - forte i denti.
    Mi ha deluso una storia, perché mi aspettavo qualcosa di diverso dalla persona che avevo accanto, e invece si è rivelata essere dopo mesi uno sconosciuto. Tuttavia, il mio cuore ha una corazza sempre tanto forte e per scalfirlo ci vuole ben altro.
    Mi ha deluso, infine, più di ogni altra cosa, il periodo dei primi mesi dell'anno. Mi sono delusa da sola, per essere stata incapace di reagire a qualcosa che non avrebbe dovuto farmi così male. Però sono anche molto contenta di essere riuscita ad andare avanti.
  3. Quali sono le tre lezioni maggiori che ho imparato? (Annotale in forma di istruzioni per il futuro)
    Ho trovato un'immagine recentemente che rappresentava molto la "lezione" di quest'anno e la metto qui.
    Diciamo che rappresenta il mio più grande insegnamento di quest'anno - non prendetela come una cosa triste, per favore, non è così - e che ho cercato di tenere stretto per evitare delusioni ulteriori mentre realizzavo un sogno.
    Poi le altre due lezioni, direi:
    - Nessuno che non sia tu può fermarti (anche se questa lezione me la porto avanti dal 2013, rimane l'Insegnamento di ogni anno);
    - La paura è una prigione, liberatene (ne "Gli umani" di Matt Haig si sostiene che la vergogna è una prigione; io credo che la mia sia molto di più la paura, il timore di ogni singolo passo della mia vita).
  4. In che modo ho limitato me stesso? Come posso fare per smettere di farlo? Come posso guardare a me stesso differentemente e in modo più positivo e produttivo?Ho limitato continuamente me stessa proprio a causa della mia paura e ho dovuto combattere continuamente contro i miei timori quest'anno. Avevo paura di chiedere qualsiasi cosa e spesso rinunciavo alle cose più semplici per non dover domandare. Solo ultimamente sto cominciando a sbloccare questa preoccupazione per ogni cosa e richiede un grande sforzo, anche se poi vedo che ne vale sempre la pena e chiarisce molte cose. Perciò per guardare me stessa in modo più positivo e per permettermi di guardare all'intero molto in modo più positivo devo sempre fare i conti con questa paura e avere la forza di superarla ogni giorno, passo dopo passo.
  5. Pensando ai diversi ruoli che interpreto nella mia vita, quali sono gli obiettivi più importanti che voglio realizzare nel prossimo anno inerenti a ogni ruolo?Allora, voglio scrivere e continuare a farlo. Ultimamente ho usato poco le parole e l'inchiostro, forse perché avevo bisogno di una pausa dopo certe situazioni, ma nel ruolo di "Autrice" voglio continuare a sporcarmi di inchiostro blu e a espiare tutto tramite le parole. Vorrei poter anche migliorare stilisticamente e non aver paura di lanciarmi nelle idee che mi vengono. Voglio affinarmi e perfezionarmi. Come si suol dire, il mio obiettivo è ad maiora.
    Sono anche un'Amica, o almeno spero di esserlo; in questo senso, vorrei essere più presente e sparire meno con le persone a cui tengo; allo stesso tempo però dovrò e vorrò imporre dei limiti per non essere di nuovo travolta da cose più grandi di me che non riesco a sostenere.
    Nel mio particolare ruolo familiare vorrei poter sotterrare la paura di sbagliare ed essere più spontanea; spesso mi irrigidisco senza motivo. Forse aprirmi di più potrebbe aiutarmi in tutti i miei piccoli errori.
  6. Come posso bilanciare in modo efficace e sostenibile lavoro e vita privata?Okay, mi avete beccata: io non sono capace di bilanciarmi tra lavoro e vita privata, you're right. Tendo sempre a fare un casino immenso, perciò poi non ho mai tempo per nulla, dormo poco, sono in arretrato con le cose da fare oppure mi dispiace perché non sono stata presente come volevo sulla sfera relazionale personale. Come potrò farlo in futuro? Rimane il mio più grande interrogativo, al momento; spero di essere capace di trovare una soluzione, perché al momento non ne vedo l'ombra. Ora come ora mi sto prendendo qualche giorno per pensare a come organizzare quello che verrà.
  7. Su quale ruolo della mia vita avrò voglia di concentrare la mia maggiore attenzione durante il prossimo anno?La mia voglia sarebbe quella di concentrarmi su un ruolo di Autrice e cercare di dare il massimo per questo mio grande sogno; in realtà credo però che sia più saggio che io mi concentri nel ruolo da Studentessa Universitaria (In Crisi), perché devo assolutamente mettermi nell'ordine delle idee di dare il massimo all'università, conseguire i risultati che devo ottenere e, infine, laurearmi. Pronta poi per una nuova avventura.
  8. Quali sono i valori e le qualità che desidero esprimere di più per il prossimo anno?
    Il prossimo anno lo voglio puntare sulla sicurezza delle mie capacità, sulla certezza dei miei sogni. Vorrei anche imparare a parlare: so di poterlo fare, so di poter essere un bravo oratore sugli argomenti che mi concernono ma spesso vengo bloccata dal timore di fare qualche gaffe o di mettermi contro a chi non ha idee come le mie. Vorrei superare questo limite che ho, perché penso che esprimere questa mia qualità mi darebbe più sicurezza in me stessa.
    Voglio essere sempre sincera e voglio cercare di dare una mano a chi me la chiede, magari senza aspettarmi nulla in cambio. E vorrei cercare un po' di libertà dalle mie stesse catene.
  9. Cosa mi entusiasma davvero e cosa sto cercando in termini di sviluppo personale?
    Mi entusiasma la scrittura: prima lo speravo, ora lo so benissimo. Non c'è altro che mi fa sentire realizzata, niente attraverso cui riesco ad esprimermi. Mi piacerebbe sviluppare questa mia realizzazione e questo mio entusiasmo intrecciandolo con un'altra passione, quella geopolitica, per potermi dedicare a un mondo che veramente amo e che mi regala soddisfazione e, soprattutto, mi suscita interesse.
  10. Quali sono le tre parole che vorrei mi descrivessero per il prossimo anno?
    Spensieratezza, impegno, soddisfazione.

sabato 17 dicembre 2016

Contaminati: un mese dopo.

Contaminati è uscito per Centauria Libri il 17 novembre, esattamente un mese fa.
Wow.
Non ci sono molte parole da dire, se non questa semplice e banale espressione: wow.
Ci sono emozioni che sono semplicemente da provare e non si descrivono: non si può, non hanno ancora inventato le parole, e nessuna metafora sarà abbastanza ardita per descrivere il tumulto che ho vissuto negli ultimi trenta giorni.
Ho aspettato questo momento da quando avevo otto anni: volevo vedere un mio libro in libreria, tra i volumi di altri autori, negli scaffali che avevano ospitato quei romanzi che tanto amo.
Ed è accaduto, esattamente trenta giorni fa.
Quel 17 novembre è stato strano: ero andata con un'amica, Sara, a vederlo. A vedere quel piccolo bimbo messo tra tante copertine, tra altri figli come lui. Esposto. Davanti a un mondo. 
Tremavo. Sara parlava di più e del meno, mi raccontava di aneddoti di vita che mi ero diligentemente persa nelle settimane precedenti, e ascoltavo forse pure maleducatamente distratta quelle cose, troppo preoccupata che qualcosa sarebbe andato storto.
La prima libreria dove andai fu quella "di fiducia", che sapevo aver ordinato il libro. Ma quando arrivai - poco dopo l'orario di apertura - era troppo presto: Contaminati era arrivato, ma ancora era riposto tra gli scatoloni di tutte le uscite del giorno. Ero un po' delusa. Ma alzai le spalle, e tentai di nuovo.
Fu solo alla terza libreria che finalmente trovai quel volume esposto e... niente, scoppiai in lacrime silenziose, davanti a quel sogno che diventava realtà. Non mi sembrava vero.
Lo potevo toccare, accarezzare, stringere. 
Chiunque lo poteva fare.
Qualcuno se lo sarebbe portato a casa, gli avrebbe dato una famiglia di libri con cui stare.
Qualcuno lo avrebbe sfogliato, senza sapere cosa aspettarsi - sicuramente qualcuno lo avrebbe riposto prima della fine.
Di certo non immaginavo che qualcuno se lo sarebbe anche letteralmente divorato - Vanessa, grazie e scusa per gli incubi! - che qualcuno se lo sarebbe riletto in brevissimo tempo - Andrea! - che altri avrebbero cominciato a citarne le frasi su facebook... che mi sarebbero arrivati audio di dieci minuti su riflessioni particolari.
Perciò questo mese è stato davvero intenso, assurdamente intenso.
Grazie a chiunque ne abbia comprata una copia. Avete avuto fiducia in me. Non me lo aspettavo, non così, non da tutte quelle persone. Alcuni mi hanno davvero sorpreso e mi sono commossa più di una volta a sentirvi parlare di quei personaggi in certi modi - Francesca, parlo ovviamente di te e del tuo nuovo amore per Rostov.

Ci sono tre persone in particolare che mi sento di ringraziare per questo mese. E sono sempre loro, sì, abituatevi alle nuove presenze della mia vita.
Chiara, per essere una persona così insicura ma piena di amore, per avermi ascoltata, per esserti fidata di me, per non aver richiuso il libro dopo aver scoperto dei poveri bambini. 
Leila, per aver amato l'aspetto psicologico tanto sudato di questo libro, per avermi incoraggiata, per pensarla sempre un po' come me, perché sei vicinissima e lo sei per davvero, al mio cuore.
Francesca, per aver passato serate fino a tarda notte a leggere, per aver capito chi è il vero "buono" del libro, per gli hashtag memorabili, per avermi coccolata nei momenti di sconforto.
Sono state i miei fari, loro, in questo mese. Vi voglio bene. E spero che saremo l'una accanto all'altra per lungo tempo.

Sono emozioni che non riesco nemmeno a descrivere, volevo fare questo post ma mi rendo conto che non ha moltissimo senso. Forse perché il turbine in cui sono capitata mi ha travolta in modo inaspettato e ora è impossibile anche per me darne una logica.
Ringrazio davvero tutti coloro che mi hanno scritto e continuano a farlo per dirmi cosa pensano di questo libro. Di questo figlio tanto sofferto e tanto amato, che sta riempiendo completamente tutto il mio cuore. E mi sta lasciando spazio per credere in un sogno che dà senso alla mia intera vita.

Grazie, trenta volte grazie.


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Per festeggiare questo mese, abbiamo indetto un'iniziativa su facebook, dateci un'occhiata QUI!

lunedì 14 novembre 2016

5 motivi per leggere Ombre sulla Pelle!

Quest'anno la casa editrice Centauria Libri ha dato avvio a una nuova collana, Talent, di cui fanno parte sei romanzi selezionati dalla piattaforma di EFP. Sono sei libri completamente diversi tra loro, che abbracciano i generi più disparati. Come molti di voi sanno, io sono una delle autrici che farà parte di questo progetto: il thriller scritto da me e da Sofia Guevara, Contaminati, vedrà le librerie giovedì.
Aspettando quindi il nostro momento, ho deciso di dedicare ogni lunedì a raccontarvi qualcosa degli altri cinque romanzi. Darò quindi i CINQUE MOTIVI PER LEGGERE per ognuno di loro, andando in ordine di uscita!

Francia, 1665, Corte del Re Sole, due donne. Questi sono gli elementi che costruiscono la base di Ombre sulla Pelle di Leila Awad, quinto Talent di Centauria Libri. Un romanzo storico, che intreccia la vita di due giovani donne e delle loro relazioni con quella della più raggiante corte francese e con un intrigo politico che ti lascia il fiato in sospeso. Il tutto mentre vediamo il progetto di Luigi XIV, Re Sole, diventare realtà: la costruzione di una reggia magniloquente: la spettacolare Versailles. (Qui la trama del libro, con scheda e altre informazioni.)
Re Sole, Maria Teresa, Enrichetta, Filippo d'Orléans... solo alcuni dei personaggi storici che fanno capolino in questo romanzo, regalando uno spaccato di vita alla corte francese descritto con minuzia e atmosfera, trasportando il lettore all'interno di quei legami in un gioco di luci e ombre che costruiscono un romanzo e dei personaggi che rimangono a scaldarti il cuore.
Non siete ancora convinti? Vediamo insieme perché Ombre sulla Pelle è uno di quei romanzi che non può mancare nella vostra libreria.

Cinque motivi per leggere Ombre sulla Pelle
 
Sofia Guevara si è superata: non pensate anche voi che quel font sia bellissimo e perfetto?
1. Per la luminosità di Martine e Lucrezia.
Protagoniste di Ombre sulla Pelle sono due ragazze, che non potrebbero essere più diverse tra loro. Abbiamo Martine, indipendente e ribelle, desiderosa di viaggiare e di vivere avventure che non possono essere vissute rimanendo al servigio di qualche dama, contraria alla Monarchia e insoddisfatta di una vita piatta; Lucrezia, d'altro canto, è una donna che si culla negli agi della vita di corte, ossessionata dalla sua bellezza, rigida, ferma, che tenta di non far trasparire troppo le sue emozioni attraverso le pagine, e segretamente innamorata di qualcuno che molto difficilmente potrà avere. E le va bene così.
Due protagoniste che non potrebbero essere più diverse e che non potrebbero essere più unite, inconsapevolmente. Il romanzo diventa un'ellisse, dove loro fanno i due fuochi che illuminano continuamente la scena, portandoti a conoscere meglio il punto di vista di una donna francese nel Seicento, vedendo le loro possibilità e le loro difficoltà e regalandoti, alla fine, l'orgoglio di essere riuscite laddove altri non avevano nemmeno tentato. Crescono tra le pagine e, più si intrecciano i loro destini, più diventano inseparabili. Sono le protagoniste perfette in un romanzo così pulito.

2. Per l'accuratezza dell'atmosfera storica.
Più volte durante il romanzo mi sono chiesta dove terminasse il riferimento storico vero e proprio e dove iniziasse l'ispirazione e la fantasia dell'autrice. Se un romanzo storico riesce a farti venire questi dubbi, secondo me, significa che è riuscito nel suo intento: cala completamente in quella vicenda e te la fa credere reale in tutti i suoi punti, quasi a chiedersi: ma questo dialogo è avvenuto realmente? Questa vicenda c'è stata, l'autrice l'ha letta da qualche parte? A cominciare dagli ambienti esterni descritti con naturalezza ma, a tratti, anche con poesia, per concludere con quei personaggi dotati di una personalità così forte da non poter essere soltanto fantasia, il romanzo crea un'atmosfera storica equilibrata, dosata, compatta. I personaggi si incastrano alla perfezione e così anche i luoghi che si vengono a incontrare e gli eventi che si susseguono uno dopo l'altro. Regalando una veridicità storica impareggiabile e appagante.

3. Perché ogni personaggio ha un'ombra...
Leggendo il libro si può avere l'impressione che il titolo faccia riferimento proprio a un'ombra visibile sulla pelle, una macchia... ma non è così. Non si tratta solo di un segno sulla pelle, tutto il romanzo e i legami tra i personaggi sono imperversati da ombre continue. C'è Filippo, che vive nella costante ombra del fratello Re di Francia, e c'è Maria Teresa che non può nemmeno competere con la bellezza di Enrichetta o di Lucrezia; c'è Martine che scopre un'ombra ben più grande della sua temuta Monarchia, e c'è Ivry che vive nell'ombra del ricordo del suo grande amore; c'è Alexandre che vive nell'ombra di essere solo un moschettiere - cosa che potrebbe compromettere il suo amore - e c'è Marc che è quasi oscurato dalla sua stessa Martine.
Ognuno di noi possiede un'ombra con cui fare i conti nella propria vita. Una gelosia, qualcosa che ci oscura e non ci fa apparire al primo posto. Magari nemmeno ci accorgiamo di averla, la subiamo solamente. L'incredibile capacità di Leila di saperle raccontare - a volte esplicitamente, altre volte facendocele solo intravedere tra riflessioni o dialoghi o gesti - ti fa sentire molto vicino a questi personaggi, ricreando una psicologia puntuale e adeguando ogni gesto e ogni considerazione in questo gioco di ombre, reso magistralmente.

4. ... e per ogni ombra c'è un Sole.
Ma esisterebbero le ombre senza un sole? No.
Per questo, mentre attraversiamo le pagine del romanzo e ci imbattiamo in queste continue ombre, non si possono fare a meno di notare invece quelle pagine così luminose da spezzare il fiato. Sono quelle in cui Luigi XIV ama Enrichetta, quelle in cui Enrichetta, pur amando Luigi, rimane accanto a suo marito Filippo. Sono quelle in cui Filippo riconosce di non poter stare senza Luigi, e Luigi senza Filippo. Sono quelle in cui l'amore di Lucrezia alla fine trionfa, quelle in cui ad Alexandre sono concessi dei rapidi baci o sospiri. Sono quelle in cui Martine incontra Badouin, e in cui Marc alla fine diventa un moschettino al servizio del Re. Sono quelle in cui Danielle dà fiducia a Martine, e Luigi XIV parla di Mazzarino. Ovviamente a fare da scena più luminosa, tra tutti, sono i momenti in cui spicca la magnificenza di Re Sole, un personaggio carismatico e dai grandi sogni, pieno di aspettative per il futuro della Francia, che vede raggiante e destinato a illuminare l'intera Europa. Non si può non rimanere abbagliati di fronte a queste personalità spiccanti e a queste relazioni così forti, nonostante tutto, che ti lasciano in qualche modo tramortito.
E alla fine capisci che sì, non ci sono ombre senza sole, ma non c'è nemmeno Sole senza ombre. 

5. Perché i fagiani si ubriacano!
E vabbè, ci ho pensato a quale potesse essere il quinto motivo, e non potevo non pensare alle sbronze. Tra quelle dei moschettini - che sono esilaranti - che attraversano alcune vicende del romanzo, mi è rimasto impresso il nome di un locale: Il fagiano ubriaco. Se i fagiani si possono ubriacare, in questo libro, non vedo veramente motivo per cui non dobbiate correre a comprarlo. Ora. Siete ancora qui?

Ombre sulla Pelle mi ha davvero conquistata. Mi dispiace, avrei potuto continuare volentieri a parlare di Filip del libro, perché anche qui i motivi per leggerlo potrebbero andare ben oltre cinque. Si tratta, davvero, di un romanzo scritto in maniera eccellente e che coinvolge in ogni pagina, facendoti provare la voglia di andare in Francia immediatamente. Anzi, ora vado a controllare gli aerei...

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lunedì 7 novembre 2016

5 motivi per leggere Clover!

Quest'anno la casa editrice Centauria Libri ha dato avvio a una nuova collana, Talent, di cui fanno parte sei romanzi selezionati dalla piattaforma di EFP. Sono sei libri completamente diversi tra loro, che abbracciano i generi più disparati. Come molti di voi sanno, io sono una delle autrici che farà parte di questo progetto: il thriller scritto da me e da Sofia Guevara, Contaminati, vedrà le librerie il mese prossimo.
Aspettando quindi il nostro momento, ho deciso di dedicare ogni lunedì a raccontarvi qualcosa degli altri cinque romanzi. Darò quindi i CINQUE MOTIVI PER LEGGERE per ognuno di loro, andando in ordine di uscita!

A Talent non poteva mancare un romanzo come Clover di Francesca Bufera: primo di una serie urban-fantasy, questo quarto titolo della collana è il più originale e sorprendente. Ci catapulta all'interno di una normale cittadina della California, per conoscere Christian, un ragazzo dolce e ingenuo, che si deve destreggiare con un potere per lui molto scomodo: ha la possibilità di vedere gli eventi catastrofici prima che questi accadano. E nell'assurdo tentativo di evitarli sarà accompagnato da tre ragazzi, innamorati a loro modo di lui, e tra cui è impossibile scegliere. (Qui la scheda del libro, con trama e dettagli.)
In un crescendo di tensione e tra personaggi completamente diversi tra loro, Francesca dà avvio a una storia imprevedibile e appassionante, ricca di atmosfera e di sorrisi, con l'insegnamento più grande: quello di accettarsi esattamente per ciò che si è.
Non siete ancora convinti di volerlo leggere? Fate male, MALISSIMO. Ma vediamo insieme cinque punti per cui Clover è una di quelle letture che si porta nel cuore per tutta la vita.


Cinque motivi per leggere Clover

Come sempre, Sofia Guevara è una bannerista (?) dolce e coccolosa.


1. Per l'animo puro e buono di Christian.
Christian è il protagonista di Clover ed è tutto l'opposto di come dovrebbe essere il main character di un fantasy: rifiuta fino a quando gli risulta possibile il suo potere. La sua ingenuita è simpatica e dolce, all'interno del libro, spesso si vorrebbe prenderlo a schiaffi per farlo reagire di più, per fargli prendere in mano la situazione una volta per tutte, ma non si può non amare proprio perché non lo fa. Christian è puro e buono, Christian è quel tipo di persona che è disposta a passare per pazzo pur di salvare qualcuno, a salire sopra un palco che sta prendendo fuoco, a gettarsi in mezzo alla mischia. 
Christian corre per salvare il mondo, rifiutando assurdamente di far parte alla più grande battaglia che vorrebbe proprio salvare gli umani. Potrebbe non fare nulla, potrebbe alzare le spalle e non dire niente - tanto è stato ferito da quel mondo che non ci vuole avere più niente a che fare, vorrebbe solo essere normale - ma alla fine il suo animo buono prevale su tutto in ogni situazione e mette davanti a sé la vita e la serenità di qualsiasi altra persona. In un modo talmente puro e poco eroico che ti viene solo voglia di abbracciarlo. E quando finisci il romanzo, ne vuoi ancora, di lui.

2. Per le mille sfaccettature dei personaggi.
Vi piacciono i belli e tenebrosi, poco raccomandabili? Oppure quelli freddi come un cubetto di ghiaccio, ma che dentro ardono di passione? O quelli dolci e rassicuranti, i porti sicuri? O, meglio ancora, l'amico un po' pazzo che fa dell'ironia la sua arma di conquista? In Clover ce ne sono davvero tanti, di personaggi, e per tutti i gusti.
La cosa più bella è stato leggere di loro e trovarli puntualmente caratterizzati, inconfondibili, senza che mai si mescolassero o rischiassero di diventare copie l'uno dell'altro. La loro personalità è studiata, conforme al personaggio, e non si discosta mai, nemmeno nelle situazioni in cui sarebbe stato semplice accadesse. Una profondità e prospettiva psicologica che Francesca ha gestito in modo ammirevole e che è solo da elogiare per come ti fa sentire immerso in un mondo sempre più reale.

3. Perché la solitudine non è mai la soluzione.
A Christian non piace essere quello che è: umano, ma con un quarto di sangue di spirito. Non lo sopporta proprio, vorrebbe ignorare quella parte di sé che non lo rende come tutti gli altri. Perché, diciamocelo, chi potrebbe mai credere al suo potere? Prevedere i disastri del futuro non è un dettaglio che la persone comuni sono disposte a comprendere. Per questo si isola. Per questo Christian ha scelto, per tutta la vita, la solitudine. Sbagliando.
«Per tutta la vita aveva fatto voto di non cercare stampelle nel prossimo, perché significava solo fare carico dei suoi problemi a qualcun altro. Magari doveva solo tenere fede a questo patto con se stesso.»
All'interno di questo romanzo, si ribalta questa prospettiva: Christian sta meglio quando può contare su qualcun altro, tutto ciò che fa gli riesce meglio, funziona meglio. Stare con Will, Tyler e Harry gli fa accettare quello che è, gli fa smettere di sentirsi uno sbaglio. Dimostrando che isolarsi perché non si è come tutti gli altri non è mai la soluzione.

4. Per l'originalità dei Raspidi e della trama.
L'ho già detto: il punto forte di Clover è senza dubbio l'originalità. Nella grande offerta degli urban-fantasy, questo volume spicca sia per la tematica slash, sia per il mondo con cui si viene a contatto. Gli Spiriti Raspidi che incontriamo nel romanzo sono delle creature nuove e interessanti, come mai ne ho personalmente viste. Traggono energia dalle pulsazioni umane, specialmente dall'attrazione sessuale, e questo rende il romanzo interessantissimo anche dal punto di vista delle relazioni dei personaggi, lascinadoti alla fine del libro con tante - troppe - domande su cosa sia reale e cosa no. 
Non voglio ovviamente dare spoiler di sorta, quindi mi fermo qui, ma sappiate che è spiazzante e frizzante, qualcosa di nuovo e indimenticabile. E se vi interessa sapere qualcosa di più sui Raspidi, vi rimando a questa tappa del blogtour dove Francesca parla approfonditamente delle sue ispirazioni.

5. Per i deliziosi cereali!
Certe cose ti entrano dentro e non ti lasciano più. Una di queste sono i cereali: il cibo preferito di Christian. E non sto scherzando. La scena al supermercato in cui cerca quelli della sua marca preferita è esilarante e ti rimane nel cuore con un sorriso! Oltre a far venire voglia di mangiare cereali a colazione, pranzo e cena. E merenda, perché no.



Trovare i cinque motivi per leggere Clover è stato difficile. Non perché non riuscissi a trovarne cinque, ma perché cinque sono veramente pochi. Avrei potuto continuare a lungo a parlare di questo romanzo, perché è una perla rara che merita di essere conosciuta, letta, adorata. Vi assicuro che bramerete il secondo volume come poco altro avete desiderato nella vostra vita!
Ah, Harry è mio. Giusto per mettere le cose in chiaro.
Correte a comprarlo, su su! E fatemi sapere quanto anche voi lo avete amato e se avreste scelto altri motivi per leggerlo. 

Potete seguire Francesca e le avventure al Clover qui: PROFILO FACEBOOK | PAGINA FACEBOOK | TWITTER | INSTAGRAM | ASK.FM

lunedì 31 ottobre 2016

5 motivi per leggere Il Giardino di Penelope!

Quest'anno la casa editrice Centauria Libri ha dato avvio a una nuova collana, Talent, di cui fanno parte sei romanzi selezionati dalla piattaforma di EFP. Sono sei libri completamente diversi tra loro, che abbracciano i generi più disparati. Come molti di voi sanno, io sono una delle autrici che farà parte di questo progetto: il thriller scritto da me e da Sofia Guevara, Contaminati, vedrà le librerie il mese prossimo.
Aspettando quindi il nostro momento, ho deciso di dedicare ogni lunedì a raccontarvi qualcosa degli altri cinque romanzi. Darò quindi i CINQUE MOTIVI PER LEGGERE per ognuno di loro, andando in ordine di uscita!

Terza tappa di Talent è stato un romanzo molto particolare: è Il Giardino di Penelope di Elena Scigliuzzo, in cui un'editor appassionata e uno scrittore scorbutico vivono a stretto contatto in una bellissima villa di Roma, per dare avvio a un romanzo nuovo e sorprendente. (Qui la scheda del libro, con trama e dettagli.)
La capacità di Elena di descrivere l'ambiente esterno e il quasi lirismo con cui si attraversano i sentimenti dei personaggi attraverso le pagine danno avvio a un romance molto interiore, in cui i libri fanno da elemento portante per riconoscere le insicurezze dei personaggi e portarci in un lento disvelamento e cedimento emotivo.
Non siete ancora convinti di volerlo leggere? Vediamo allora di riassumere in cinque punti perché questo Talent deve essere accolto tra i vostri scaffali.
Cinque motivi per leggere Il Giardino di Penelope
Grazie a Sofia Guevara che, invece di studiare, continua ad assecondarmi!

1. Per riscoprire la bellezza di Roma.
In tutto questo libro, a fare da sfondo c'è la Capitale. Roma fa da palcoscenico a molti libri, non ci sarebbe quindi da sorprendersi, ma leggere attraverso le parole di Elena di questa città fa risvegliare un amore nei suoi confronti che la maggior parte delle persone ha ormai sopito. Camminando attraverso le vie, incantandoci davanti a meravigliose opere d'arte, ammirando particolari e suggestivi panorami, l'autrice ci porta a ricreare una città piena di emozione, di sentimento, di atmosfera. Roma diventa un palco d'amore, d'arte, di storia. Quel palco che non si dovrebbe mai smettere di ammirare e che qui arriva dritto al cuore, attraverso descrizioni mirate, precise, metaforiche e indimenticabili per l'impatto emotivo che danno.

2. Perché le insicurezze crollano davanti all'amore.
La storia tra Sofia, una talentuosa editor, e Daniele, uno scrittore scorbutico, si alterna in un susseguirsi di dissincronie dovute alle loro insicurezze. Tendono a scappare da loro stessi, da ciò che dice il cuore, perché hanno paura forse di buttarsi all'interno di qualcosa che può diventare reale, così abituati a mascherarsi di fronte al mondo che incontrano ogni giorno. Ma l'intreccio delle loro vite li porta, inevitabilmente, a far crollare tutte quelle barriere e a mostrarsi finalmente per quello che loro sono: deboli, spaventati, feriti. Ma, in fondo, ancora in qualche modo innamorati della speranza.

3. Perché i libri costruiscono la vita dei personaggi.
Quante volte noi lettori diciamo che senza i libri la nostra vita non sarebbe la stessa, noi stessi non saremmo ciò che siamo diventati? Io lo dico sempre, e in questo libro i personaggi stessi non possono fare altrimenti. Le loro azioni, le loro stesse esistenze!, sono frutto delle loro letture e delle loro scritture. Attraverso tutto il romanzo noi conosciamo i personaggi per come si relazionano con i libri. Sofia vede la sua vita ruotare attorno ad essi: sono la sua forza, il suo lavoro, la sua debolezza. Le insegnano a camminare e sono la sua certezza. Attorno a lei, spesso, il mondo svanisce. Ma tra le pagine di un libro riesce a ritrovarsi. E anche noi, leggendo di lei, scaviamo attraverso il rapporto che abbiamo con i romanzi che ci hanno, in qualche modo, segnato. Portandoci a desiderare di continuare a leggere, ancora e ancora, libri su libri: quei compagni che non ci abbandonano mai.

4. Perché il vero amore è un gioco di attese
La storia è famosissima: Ulisse è in viaggio e Penelope lo attende a casa, intenta a tessere una tela, sempre fedele nonostante i molti pretendenti che arrivano ogni giorno. Ma Penelope, qui, non è a casa. Non fila, non aspetta: fugge. Penelope fugge, Ulisse fugge. E quando uno torna, l'altra è scappata - e viceversa. 
Il Giardino di Penelope insegna che quando si ama davvero non è una persona ad aspettare l'altra, ma entrambe devono essere disposti a questo gioco di attese, dove alla fine se si sarà abbastanza forti si riuscirà a ricucire la distanza che separa i due innamorati. Qui Sofia aspetta Daniele, ma è molto più Daniele ad aspettare Sofia durante tutto il romanzo. E, alla fine, quest'attesa a cui ognuno è condannato quando è innamorato ripaga tutta la frustrazione che si vive nel mentre.

5. Per Roberto e Jama!
Come si può non citarli? Tra le vicende di Daniele e Sofia ci sono questi altri due personaggi che ti fanno spuntare gli occhi a cuoricino dal primo momento in cui compaiono nella scena. E ti fanno sognare. E generano tanto tanto fangirling, lo giuro!


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lunedì 24 ottobre 2016

5 motivi per leggere Insomnia!

Quest'anno la casa editrice Centauria Libri ha dato avvio a una nuova collana, Talent, di cui fanno parte sei romanzi selezionati dalla piattaforma di EFP. Sono sei libri completamente diversi tra loro, che abbracciano i generi più disparati. Come molti di voi sanno, io sono una delle autrici che farà parte di questo progetto: il thriller scritto da me e da Sofia Guevara, Contaminati, vedrà le librerie il mese prossimo.
Aspettando quindi il nostro momento, ho deciso di dedicare ogni lunedì a raccontarvi qualcosa degli altri cinque romanzi. Darò quindi i CINQUE MOTIVI PER LEGGERE per ognuno di loro, andando in ordine di uscita!
 
Il secondo Talent del 2016 è stato Insomnia, di Ludovica Cicala: un distopico che vi lascerà senza dubbio con il fiato in sospeso durante tutte le sue 512 pagine! (Qui trovate la sinossi e la scheda del libro.)
Protagonisti di questo romanzo sono gli EVO: un nuovo stadio di evoluzione umana. Sono bellissimi, geneticamente perfetti, con capacità soprannaturali che si compensano con disturbi psichici più o meno gravi a seconda del loro potere... e uccidono.
Non siete ancora convinti di volerlo leggere? Vediamo allora insieme quali sono i cinque motivi per cui la ritengo una lettura imperdibile!
 
Cinque motivi per leggere Insomnia
 
Grazie a Sofia Guevara che, come sempre, si dimostra gentilissima ad acconsentire alle mie richieste per i banner!
 1. Perché insegna a essere diversi.
 Melissa, la protagonista, ha sempre odiato gli EVO, come qualsiasi ragazzo della sua età. Il giorno in cui, quindi, scopre di essere uno di loro, cerca di nasconderlo e rifiutarlo il più possibile, comportandosi come una ragazza normale, come la società vorrebbe che lei fosse. Ma non può esserlo.
Lungo tutto questo romanzo di formazione, la prima cosa che il lettore impara è l'importanza e la necessità di essere diversi. Di esserlo fino in fondo e di non aver paura di esserlo. La diversità di Melissa viene accettata da chi è come lei e, piano piano, anche lei stessa imparerà a non essere spaventata dalle sue capacità e che la sua diversità non è un male. Più che imparare a essere diversi, potremmo quasi dire che Insomnia insegna ad essere. Se stessi.
 
2. Perché dà importanza ai propri demoni. 
Una figura importante nella storia è quella di Byron J. King, il più potente EVO del mondo, che si affiancherà a Melissa e alla sua banda degli Over-Eight in questa singolare e avvincente storia. Non ho trovato Byron importante per la storia d'amore o per i sentimenti che suscita, ma per una semplice battuta che credo dovremmo tutti tenere nel cuore, specialmente quando si ha paura di se stessi. E non serve commentarlo, basta citarlo direttamente: 
È sempre difficile liberarsi dei propri demoni; ti sono vicini nei momenti in cui non c'è nessun altro. 

3. Perché è importante conoscere ciò che fa paura.
Gli EVO vengono rinchiusi nelle Krakenhaus, delle strutture speciali dove vengono fatti degli esperimenti su di loro e si cerca in qualche modo di controllarli: la società ne ha paura, pensa che siano pericolosi, li rifiuta e spera di potersene in qualche modo "liberare". Ecco, ciò che si capisce all'interno di questo libro è che se anziché rifiutare ciò che ci fa paura lo provassimo a conoscere, ad avvicinare, forse potremmo capire che non tutto è come sembra. Che il pericolo è ben altro, che non tutto ciò che non riusciamo a comprendere, a controllare, a eguagliare è spaventoso o merita di essere allontanato. Forse solo avvicinarci un po' di più a certe realtà potrebbe aprire dinamiche più interessanti e farci capire che la diversità è un dono e che la coesistenza può benissimo funzionare, senza per forza perseguitare o discriminare l'altro. In Insomnia gli EVO sono pericolosi perché il mondo dice che lo sono, ma conoscendoli scopriamo che la verità è ben altra.

4. Perché a volte serve il sacrificio.
Non faccio spoiler, ovviamente, ma bisogna dire che c'è una scena che strappa il cuore all'interno del romanzo. Un personaggio compie un gesto d'amore estremo, di cui tu, lettore, capisci benissimo l'importanza ma, allo stesso tempo, vorresti che non fosse necessario andassero così le cose. Ti piacerebbe poter trovare un'alternativa a quel sacrificio, ma non c'è; perciò prosegui la lettura con un nodo alla gola che ti rimane fino alle ultimissime pagine di romanzo. Si tratta secondo me della scena più intensa, più importante, più amabile dell'intera storia. Ti lascia dentro quel vuoto immenso che ti sembra nient'altro potrà placare all'interno della lettura: e poi ti chiedi se ami anche tu abbastanza, e infine capisci che il sacrificio è qualcosa di incommensurabile e che va al di là di qualsiasi spiegazione amorosa che tu potresti dare. Un gesto che vale molto più di mille parole.

5. Perché i Pellicani Rosa sono VIP!
Non sono impazzita, avete letto bene! VIP veri e propri, eh, mica scherzo! Cose che ti rimangono impresse.
Non sapete perché i Pellicani Rosa sono VIP? Beh, non vi resta che leggere il romanzo, non è l'unica cosa che vi rimarrà in mente, ve lo garantisco!
Allora? State andando a comprare la vostra copia? Correte! 

Potete seguire Ludovica su:

lunedì 17 ottobre 2016

5 motivi per leggere Lezioni di Seduzione!

Quest'anno la casa editrice Centauria Libri ha dato avvio a una nuova collana, Talent, di cui fanno parte sei romanzi selezionati dalla piattaforma di EFP. Sono sei libri completamente diversi tra loro, che abbracciano i generi più disparati. Come molti di voi sanno, io sono una delle autrici che farà parte di questo progetto: il thriller scritto da me e da Sofia Guevara, Contaminati, vedrà le librerie il mese prossimo.
Aspettando quindi il nostro momento, ho deciso di dedicare ogni lunedì a raccontarvi qualcosa degli altri cinque romanzi. Darò quindi i CINQUE MOTIVI PER LEGGERE per ognuno di loro, andando in ordine di uscita!


Ad aprire la collana c'è stato l'unico, inimitabile, sorprendente Lezioni di seduzione, di Chiara Venturelli (qui la scheda del libro, con trama e dettagli).
Lezioni di seduzione è un romance, è stato il cavallo di battaglia di Centauria, ha spopolato sul web, nelle librerie, tra le radio... ha avuto un successo meritatissimo. La nostra Chiara è riuscita infatti a portare in questo romanzo un amore travolgente e appassionante, pieno di equivoci e di topoi del romanzo rosa che non possono fare a meno di far sorridere un qualsiasi lettore. Ma la cosa più bella, che raramente si trova nei romance d'oggi, è che l'amore si genera senza drammi, ma tramite tanti sorrisi.
Non siete ancora convinti di volerlo leggere? Sono qui proprio per spiegarvi perché, invece, è una lettura imperdibile.


Cinque motivi per leggere Lezioni di Seduzione

Ringrazio Sofia Guevara per la pazienza che ha nel farmi queste immagini!



1. Perché non ha né luogotempo.
Come le grandi storie d'amore richiedono, Chiara traccia l'amore tra Liz e Jack in uno spazio e in un tempo indefinito. La mancanza di riferimenti e descrizioni può lasciare a primo acchito spaesati, ma in tal modo si arriva a delineare un sentimento che non si può né controllare né misurare. Le scene si susseguono veloci. Chi non si è mai soffermato a ricordare i momenti più importanti trascorsi con il proprio amore, uno dopo l'altro? È quello che accade in questo romanzo, e la mancanza di dettagli ti travolge lasciandoti la serenità e il sorriso che solo una storia intensa ti può dare: l'importante non è chi, non è come, non è dove, non è quando, ma è l'amore stesso. Il sentimento che avvolge ogni pagina e che ti scalda inevitabilmente il cuore: ecco il centro di tutto, su cui si focalizza l'attenzione.

2. Perché l'amore è togliere la maschera.
La storia tra Jack e Liz si svolge su un palco, tra un atto e un altro di una commedia che devono recitare, dal titolo Lezioni di seduzione. Spesso tra le pagine nasce l'equivoco di non sapere quando i due ragazzi stanno recitando, impersonando William e Catherine, e quando invece sono loro stessi. Quante volte, d'altronde, per conquistare qualcuno, non riusciamo a essere noi stessi e ci ritroviamo a recitare un ruolo che riteniamo migliore di noi? Sempre, inutile negarlo. Tentiamo di sembrare qualcuno più seducente, più attraente, più. Per questo anche tra Jack e Liz nascono gli equivoci tipici di chi in amore si atteggia come un attore: il palcoscenico è l'amore, e l'insegnamento più grande che questo libro dà è che quando si ama non si devono mettere maschere. Ma toglierle.

3. Perché Liz insegna a superare i propri limiti.
Il professore pazzo che segue il corso di teatro assegna il ruolo della protagonista, la seducente e maliziosa Catherine, a Liz, la peggiore del corso. La ragazza timida che è capitata all'interno di quel corso per sbaglio, aveva solo bisogno di crediti, e di certo non poteva aspettarsi di venire scelta nel ruolo principale - accarezzava l'idea di un personaggio secondario, imparare un paio di battute e basta. E invece le si riversa addosso l'impegno di dover superare la propria timidezza per cercare di creare quell'alchimia tanto cara al professore. Sembra davvero impossibile per lei vestire i panni del suo personaggio, ma nel romanzo noi impariamo, assieme a Liz, che possiamo farcela. Che nessuno ha deciso per noi quali sono i nostri limiti e perciò abbiamo la possibilità di metterci in gioco e fare di tutto per superarli. Liz non diventa un'attrice professionista, non le interessa farlo, ma riesce a superare quel blocco che la vorrebbe far scappare via durante le prime prove. Dimostrandoci che, con l'impegno, la perseveranza e, perché no?, con l'amore!, possiamo affrontare tutto. E che chi la dura la vince.

4. Perché Jack è disposto a tutto per un sogno.
L'altro protagonista del romanzo, invece, desidera ardentemente poter fare l'attore. Anzi: è il sogno di tutta una vita, recitare, e vede questa rappresentazione come un trampolino di lancio per poter inseguire la sua aspirazione. Non ha sostegno da parte della sua famiglia, che lo vorrebbe vedere indossare le vesti di un grande avvocato, ma ha il talento e ne è consapevole. Per questo è disposto ad andare contro a tutto e a tutti e ad accettare l'idea che, se vuole davvero recitare, deve fare tutto da solo, non può contare sull'appoggio esterno. Così si cerca un lavoro che, sebbene non sia esattamente ideale, gli permetta di vivere in un posto un po' arrangiato e di proseguire per la sua strada. Nonostante sarebbe più semplice abbandonare la via e cercare una strada meno tortuosa, Jack continua a crederci fino in fondo e non getta mai la spugna. Insegnandoci, anche lui, che chi la dura la vince.

5. Per Miguel il Cactus!
Ovviamente non si può non citare Miguel, il cactus di Rick. Non fa che una comparsa all'interno del romanzo, ma vi giuro che vi ruberà il cuore e molte risate. E che non potrete mai più guardare un cactus allo stesso modo.



Che cosa aspettate, quindi? Correte in libreria a ordinare la vostra copia di Lezioni di Seduzione, oppure ordinatela su internet! Non ve ne pentiete.

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sabato 8 ottobre 2016

Monologo.

L'8 ottobre di sette anni fa ricevevo la notizia che avrebbe portato alla stampa del mio primo libro. Iniziò tutto allora, oggi non mi sembra vero di essere qui.

La passione per la scrittura è una specie di mostro. Un virus che ti contagia inguaribilmente, quando ne sei affetto è come se nient'altro importasse più, non allo stesso modo. O almeno, questo è sempre stato per me, sin da quando ero bambina.
Avevo otto anni e volevo fare la scrittrice. Qualcuno sorrideva alle mie parole ingenue, come se fossero desideri infantili destinati a non avverarsi mai - ed erano dolci, per questo. Ma io ne ero convinta.
Quando ho compiuto quattordici anni e ho continuato a dire che volevo diventare una scrittrice, le persone hanno smesso di sorridere. I loro occhi sembravano dire, a quel punto: «Oddio, è malata!» e io in un certo senso mi sentivo proprio così. Circondata da persone che volevano fare gli avvocati, i dottori, gli ingegneri, gli architetti... ma io volevo scrivere. Io volevo le parole, al centro della mia vita.
Una passione come altre, mi ripetevo, eppure c'era sempre chi mi riportava con i piedi per terra, spronandomi a inseguire altre vie, più sicure, più redditizie, più. Non sentendomi compresa, cominciai a scrivere in gran segreto. Come se fosse un peccato, sprecare tutto quell'inchiostro blu su così tanti fogli di carta. Ma ci credevo davvero e non ero abbastanza ambientalista per smettere di sognare.
Cercarono continuamente di farmi desistere, smontando i miei progetti mattone dopo mattone, accusandomi di "perdere tempo" dietro ai libri e a tutte quelle parole, criticando i miei elaborati per farmi credere che non ne valesse la pena. E più di una volta tentai di allontanarmi dalla scrittura per essere come tutti gli altri, per essere come mi volevano. Ma alla fine soffrivo e ritornavo inevitabilmente a farmi coccolare da quel bellissimo e spaventoso mostro. 
Sempre più nascosta.
Col passare degli anni facevo leggere alcune mie storie solo a un'amica; il resto lo tenevo per me. Qualcosa pubblicavo online, dove avevo scoperto un mondo in cui non ero da biasimare per il mio sogno, e qualcuno addirittura credeva ciecamente in me e nel mio talento. E ora grazie a questo mio nascondermi sul web sto realizzando nuovamente qualcosa di importante.
Solo per sognare era un traguardo immenso: ero poco più che bambina e il mio nome in copertina era l'emozione più grande che avessi mai provato. Non fui sostenuta molto, ma era l'inizio. Poi Fragmenta cordis, pubblicazione vinta quasi per caso, e infine l'anno scorso Destiny, un progetto in cui avevo riversato anni di fantasie e studi filosofici, che è stato accolto con grande entusiasmo.
Ora sta per arrivare il turno di Contaminati. Qualcosa di diverso. Un genere su cui volevo cimentarmi da sempre, ma non credevo di esserne capace. Sofia, la mia co-autrice, fu entusiasta di collaborare con me; ci completavamo a vicenda, ci compensavamo. Scritto quasi per scherzo, uscì qualcosa di unico, ed ero molto fiera del lavoro fatto. Sognavo di vederlo in libreria da anni. E sta per capitare per davvero.
Per la prima volta potrò vedere un mio romanzo in libreria. Un volume con il mio nome tra gli scaffali. Il lavoro di una vita, tra poco più di un mese, sarà lì a guardarmi, ad aspettarmi.
Ho sacrificato tanto per la scrittura, da sempre. Sicuramente almeno due relazioni, qualche amicizia, studio, tempo, affetto, sonno. Ho bruciato tutto ciò che ritenevo fosse sacrificabile, perché ero felice, scrivendo. L'ho fatto volentieri, anche se spesso mi chiedevo se ne valesse realmente la pena. Era davvero necessario preferire la scrittura alle amiche, al ragazzo, alla famiglia, al tempo libero? Era davvero necessario togliere il sonno, lo studio, gli svaghi?
La risposta è sempre stata sì. Nonostante tutte le sofferenze, i tentennamenti, la paura, la rabbia, la disillusione, è sempre . Non mi sento viva in nessun altro modo. Non mi importa il riconoscimento, né la vita al di fuori: il centro della mia vita sono ancora le parole. Tracciate con l'immancabile inchiostro blu.
Credo ancora di poter rinunciare a qualsiasi cosa, se posso scrivere.
Sono quattordici anni che inseguo questo sogno e me lo voglio tenere stretto. Ci ho messo un po' a capirlo, ma finalmente so che nessuno che non sia io può fermarmi.
E io non ho intenzione di farlo: io voglio essere felice.